Qualcuno mi spieghi con quale preparazione tecnica un uomo possa parlare di mestruazioni ed assorbenti.
Personalmente l’università della vita mi ha laureata in ciclo mestruale alla tenera età di dieci anni.
Tanto per capirci, ero così piccola che mia madre per festeggiare l’evento mi regalò la bambola dei miei sogni.
L’avevo chiamata Prissi, come la cameriera svampita di Rossella O’Hara in Via col Vento. Credo che uno psichiatra avrebbe già parecchio lavoro su come ho elaborato l’inizio della mia età “femmina”.
Ebbene.
Insieme a Prissi, venni dotata di tutto il necessario per affrontare il delicato momento.
Asciugamano personale da bidet a cui mancava solo la lettera scarlatta, kit di detergenti che l’odore di menta arrivava sino in cortile e, ovviamente, assorbenti.
Ma attenzione!
Non gli assorbenti che possiamo immaginare oggi.
No …
Erano dei transatlantici. Dei paracadute ripiegati in otto. Una specie di cuscino da portare tra le gambe nella vana speranza che non si spostasse di traverso. Si inzuppavano come la spugna dei piatti e profumavano di obitorio.
Ricordo la gioia di mamma quando portò a casa la prima confezione di pannolini ( sì perché li chiamavamo così nella preistoria, i PANNOLINI) con le strisce adesive. Li attaccavi alle mutande da ciclo, che avevano il fondo cerato per farti trasudare anche l’anima, e permettevano ai sei litri di produzione di stare al loro posto.
L’avvento delle cosiddette ali è stata una sorta di giubileo.
Lo spessore era invariato, ancor sempre quella sensazione di bistecca alla fiorentina nei pantaloni, ma insomma! si volavaaaa!
Erano i primi abbozzi di modernità e la colla di ali e tutt’e cose miste allo sfregamento di coscia rendevano i cambi una missione zen. L’assorbente andava sradicato perché le ali si appiccicavano insieme, nel frattempo dovevi aprire la busta da supermercato che conteneva quello nuovo, levare gli adesivi protettivi, avviluppare i brandelli del vecchio nella busta nuova, appiccicare la bistecca pulita alle mutande nel miglior modo possibile e centrare il cestino a opera finita.
Finalmente, l’avvento dei Tampax. Al signor assorbente interno io vorrei dedicare una strada in ogni città.
Solo chi ha la mia età o più può capire la svolta epocale che questo tizio ci ha mensilmente regalato. Era un osteopata, che si era certamente stufato di curare la schiena della moglie china a cambiarsi i pannolini. Ci aveva visto lungo negli anni ’30, ma a casa nostra purtroppo sono arrivati ben dopo.
Ho seguito con passione in questi anni tutte le diatribe sul perché e sul per come siano da evitare. E vi giuro appoggio qualunque tesi, ma la comodità, abbiate pazienza, è tale da farmeli amare ancora oggi.
A onor di cronaca ho sperimentato pure la famigerata coppetta.
“Che misura?”. Santocielo!
“Quanto ciclo?” Ma che ne so!
Già l’acquisto è stato complicato. Che poi, non me ne vogliano le assidue coppettare, ma per me è un aggeggio infernale.
E l’ho deciso il giorno in cui, in bilico sulla tazza, con precario equilibrio da mutanda al ginocchio in tensione verso il lavandino per il risciacquo, mi è caduta in terra.
La coppetta.
Piena.
Che casca nel mezzo del bagno.
Ed io ero lì, ad osservare la scena da Pulp Fiction, a chiedermi da che parte iniziare a ripulire la scena del crimine.
Perché ovviamente
non ero
nel mio
bagno!
Quindi, caro il mio Signor D’Uva, lei può davvero capire?
Credo di no. Soprattutto perché in alternativa alla coppetta del diablo, mi propone gli assorbenti lavabili. Ma ci siamo?
Vai in bagno, leva il canovaccio della nonna e la cerata matrimoniale dalle mutande, appoggia il tutto non so dove, apri lo zaino per farti una doccia a secco perché chissà in che stato sei, prendi il canovaccio pulito, piegalo a dovere, rimpacchettati fino al collo e poi? Lo sporco lo laviamo sul posto? Ci portiamo dietro un sapone di Marsiglia tascabile? Facciamo il bucato nel cesso del ristorante e poi continuiamo la cena?
Avete idea della coda in bagno? Che già in quello delle donne normalmente sembra di essere in tangenziale nell’ora di punta, se ancora dobbiamo fare i lavaggi a mano entriamo in menopausa dirette.
Ma tipo. Lo inventiamo un Tampax ecologico? Un assorbente che vada nell’umido e amen? Praticità e ecologia? O davvero sarà meglio che le donne tornino al fiume a lavare i panni sporchi?
Facciamo un esperimento. Dotiamo il Ministro di ciclo per sei mesi, dolori e crampi annessi, lui prova tutti i sistemi possibili e poi ci dice come va.
Ah! No.
È maschio… E queste gioie non le avrà mai. Facciamo che cambia argomenti ?
Una cosa ancora.
Penso che in una famiglia come la mia, con quattro donne a ciclo continuo, una minor tassazione sugli assorbenti avrebbe sicuramente giovato, e magari i Tampax sarebbero arrivati prima. Chissà …
♥️