NOI, MADRI EQUILIBRISTE.

Ogni mattina uno studioso si sveglia e crea una percentuale, una statistica, analizza numeri.

Oggi per esempio ho letto che l’ultimo rapporto di Woman in The Workplace dice che nel Nord America, una donna su quattro vuole cambiare carriera o lasciare il lavoro.

Il report annuale di Save the Children ci ha definite “equilibriste, doppio turniste, triplo saltiste”. Il sottotitolo doveva forse essere “Save your Mum”…

Pare anche che le madri abbiano maggiori probabilità dei padri di avere problemi mentali … MA VAAAA?!?

La pandemia si è forse fumata i nostri progressi?

Non lo so. Credo però che un giro a casa di una madre lavoratrice italiana andrebbe fatta.

Tipo al mattino…

Ragazziiiiiiiiii ! Svegliaaaaaaa!

Dai che è tardi e sono due ore che vi chiamo. Il latte sarà freddo.

Tu cosa fai sotto quel piumone? Ti vedo eh! Ti stai lamentando di cosa? Della luce accesa? Se la lascio spenta partiamo domani.

Non strizzare gli occhi in quel modo, quante scene, so benissimo che sei sveglio, potevi andare a letto prima ieri sera. “Vai a letto, vai a letto”, mille scuse, ti sei coricato che io dormivo già.

Quelle mutande per terra? Non ti avevo detto di metterle nel cesto dopo la doccia ieri? Non è che posso sempre spezzarmi la schiena per raccogliere le tue cose dal pavimento. Dai che tuo fratello è già al tavolo.

Ritira la tua tazza per cortesia e piega il tovagliolo che non siamo ad un corso di origami. Forza. In bagno!

Lavate bene denti e faccia e non mi fregate che poi controllo. Fai aaaaaaaaaaa, ecco vedi? Torna indietro e usa il dentifricio, ti ho fatto umano, non gatto eh! Forza con l’acqua.

Come “cosa mi metto”! Apri il cassetto! Ma come “quale cassetto”! Quello del frigo, vai un po’ a vedere se trovi i calzini nel frigo? Ma dove stai andando? Stai veramente aprendo il frigo? Ma qui si dorme alla grandissima eh!

Stasera andate a dormire presto se no domattina siete peggio di oggi.

Chi ha la DAD stamattina? ho acceso il computer.

Ah nessuno? E dirmelo? Io con questi orari non capisco più niente. Quindi vi devo portare tutti e due a scuola? In succursale? E dov’è la succursale? Ma a scuola non avete più posti? Perché non vai alla tua scuola vera? Ma no che non me l’hai detto e lo sai che non sono nei gruppi delle mamme.

Ah! Dammi il diario che devo scrivere che non hai la febbre. Ma certo che non la misuro! stai benissimo! dai che è tardi, dammi una penna.

Cos’è che c’è scritto qui? È una nota questa? A quest’ora del mattino devo scoprire che giocavi con la gomma pane anziché fare i triangoli? Stasera la gomma pane la mangi per cena.

Voi due mi farete impazzire. Dai, andiamo, allaccia bene quelle scarpe che se cadi distruggi i denti, con quello che ci è costato l’apparecchio.

Scendiamo. Uno prenda il vetro e l’altro l’umido. No no, carini, io ho la mia borsa, il borsone del negozio e la tua cartellina di tecnologia, cosa devo usare, i piedi? Non è che posso fare tutto io qui, eh!

Dai, la macchina è laggiù. È lontana, lo so, ma ieri c’era posto solo qui, ma poi non è che morite se fate due passi. Per andare dagli amici scalate le montagne a piedi nudi, per arrivare alla macchina, lacrimoni…

Allacciate le cinture, dai che andiamo. Guarda che ti vedo dallo specchietto, eh!

a l l a c c i a t i ! Vuoi morire alla prima frenata?

Andiamo. Le mascherine le avete? Puoi non toccarmi tutte le rotelle che mi stari la radio grazie?

La mia cliente sarà già davanti al negozio. Cosa vuol dire “vabbè aspetta”, quello è lavoro, caro mio, argomento a te sconosciuto, caro il mio figlio dei tempi moderni.

A che ora uscite oggi? Possibile che non possiate uscire tutti alla stessa ora? Comunque, vi recupero, facciamo la spesa e poi dritti a casa che avrò da fare dieci lavatrici, voi e la vostra mania di cambiarvi tre volte al giorno. Una schiava sono, una schiava.

Chi? Matteo chi? A casa nostra? Oggi? Anche la taxista devo fare? Ma lo conosco? Fammi vedere la foto, no, non lo conosco. Ma sua madre lo sa o chiama Chi l’ha Visto? Non farmi fare figuracce, per cortesia.

Tu dimmi se i trattori devono girare a quest’ora del mattino. Suono il clacson perché dovrebbe lasciarmi passare, le madri dovrebbero sempre avere la precedenza.

Santocielo è tardissimo. Se arrivate tardi io non vi firmo nessuna giustifica, sia ben chiaro!

Dai. Siamo arrivati. Infilate le cartelle. Pronti a scendere…rapidi che ho gente dietro. Questa succursale è ben brutta. Vabbè.

Vi chiamo dopooo. E rispondete quando chiamo, il telefono serve a quelloooo.

Ciaooo.

Buona scuola!

Ecco.

Questa è la mattina. La prima mezz’ora della mattina.

Poi c’è il pranzo. Il pomeriggio. I Compiti. Le lavatrici. La cena. E a un certo punto, forse, si sviene nel letto.

Tra una cosa e l’altra, si lavora.

E noi, eroiche madri italiane, al lavoro, non rinunciamo.

Noi, al lavoro, ci riposiamo.

MANUALE DI SOPRAVVIVENZA per donne disperate.

Donne!

Abbiamo 21 giorni da organizzare!

Ci vorrà molta pazienza.

Molta.

Molta.

Molta.

Per questo ho pensato di darvi alcuni spunti per arrivare al giorno 22 senza pendenze penali.

1 • Pettinarsi accuratamente i baffi. Estetiste chiuse, baffi ad altezza sterno. Debitamente acconciati, saranno piacevoli.

Tempo previsto : 30 minuti al giorno.

2 • Imparare a mettersi l’eye liner.

Prima di andare in ufficio è il peggior incubo, perché a metà opera sei nera anche sugli zigomi. Questione di esercizio. Obbiettivo raggiunto con : 1 ora al giorno.

3 • Mettersi lo smalto e riuscire finalmente a farlo asciugare.

Non hai scarpe da mettere, cappotti da infilare. Una volta lavati i piatti hai tutto il tempo necessario.

Tempo medio: 2 pomeriggi a settimana.

4 • Farti la maschera viso senza paura che qualcuno suoni alla porta.

Alleluia! nessuno vuole entrare in casa tua e puoi mascherarti come il Grinch in totale serenità.

Tempo previsto: 30 minuti, due volte a settimana.

5 • Districare i peli delle tue gambe con la spazzola del gatto.

Le piscine sono chiuse, stiamo in tuta da mattina a sera, crescita incolta, accarezzamento stile pet therapy. Una cosa è certa: tuo marito non sbufferà più per i continui appuntamenti al salone di bellezza.

Tempo consigliato: 1 ora al giorno.

6 • Trovare acconciature che camuffino la ricrescita dei capelli bianchi.

A disposizione su YouTube specifici tutorial di Moira Orfei.

Tempo previsto: 2 ore al giorno con pianto incluso.

7 • Togliere i punti neri a tuo figlio adolescente.

È talmente stordito dal non poter uscire, che sarà persino docile.

Sessioni consigliate: 2 a settimana da 30 minuti circa.

8 • Osservarsi attentamente allo specchio e scoprire che oltre ai baffi, sta spuntando la barba.

La sessione è in tre tempi.

Prima fase: 30 minuti di panico disperato. Seconda fase: corrompere l’estetista con sms minacciosi, foto con zoom e messaggi vocali, per altri 30 minuti. Terza fase: accettazione, rassegnazione e “tanto non mi vede nessuno”. Ripetere 5 volte per 20 minuti a giorni alterni.

9 • Piegare tutto, lavare tutto, stirare tutto, fare torte, marmellate e arrosti, parlare con la lavatrice, ballare col ferro da stiro, usare i mestoli come microfoni per cantare, leggere i dieci libri che hai comprato, imparare il russo, russare al pomeriggio.

A scelta, ogni giorno, due ore, mattina o pomeriggio.

10 • Spiegare con calma a tuo marito cosa volevi dire ogni singola volta in cui ti ha chiesto cos’hai? e tu hai risposto “niente”. Qui è necessario che lui abbia a disposizione un divano e acqua fresca per idratarsi, e tu uno spazio sufficiente per camminare avanti e indietro gesticolando. Mi baso sui tempi minimi, perché valuto l’energia che ti serve e le mezz’ore in cui lui si addormenterà.

Tempo medio previsto: otto giorni.

Ok.

Direi che è un’ottima partenza.

Calcolando che dobbiamo anche lavarci, mangiare e dormire, direi che questi 21 giorni voleranno.

Fatemi sapere.

PRONTO CHI PARLA?

Ho la fortuna di avere un centro estetico abbastanza grande. Tanto per capirci lavoriamo qui in cinque.
L’equazione da come risultato che le clienti siano di numero considerevole e che io qualcuna non la conosca proprio.
Ognuna di loro telefona.

Ora. Diciamo che negli anni ho imparato a conoscere la voce di quasi tutte e che nel momento in cui sento pronunciare il nome della signora in questione, facilmente le associo un volto, ma a volte le donne sono bravissime a complicarmi la vita.

“Il Ninfeo buongiorno sono Stefania!”
“Ooooooo! Ciao Stefi! SONO IO”.
Ehmmm… Ciao TU.
Il mio schedario mentale inizia a scorrere all’impazzata.
TU incalza ” Mi hai riconosciuta vero?”
Oddio. Chi diavolo è?
” Dai, sono io”
Un aiuto da casa per favore…
” Ma Stefi! Sono Cri!”
Aaaaaaaaaa! Ecco chi sei! Una delle 20 Cristina che vengono qui….
” Ho bisogno di un appuntamento per le unghie”
Bene, sto restringendo il campo a 4 . Posso farcela.
” Ma nei mie soliti orari, perché poi ho i bambini, sai…”
Bingo!
Ma certooo Cristina TU, individuata!

Anche se le le migliori telefonate iniziano così :
” ciao Stefi, indovina chi sono?”
” ciao Stefi, vorrei un appuntamento per il mio solito”
” ciao Stefi, quando posso venire?”
I concorrenti di Gerry Scotti sono meno in difficoltà.

Al telefono il fraintendimento è un attimo.
“Signorina scusi sa se la chiamo all’ultimo, ma ho urgente bisogno di una ceretta entro domani”.
Scartabello, invento mentalmente ogni stratagemma per inserire l’emergenza in una giornata già pienissima e propongo le sei.
” Ok! Grazie mille, mi segni pure, ci vediamo domani mattina!”
Oh no!!! Io intendevo le 18. Va bene l’urgenza…

Urgenza… Spesso ricevo telefonate disperate. E quando dico disperate non esagero.
” Stefania La prego!! Ho un’unghia rotta e stasera ho una cena, mi faccia venire A QUALUNQUE ORA”.
Tra mezz’ora? Non ce la fa proprio.
Alle 11.30? No, ha i nipoti a pranzo, deve impanare le fettine!
Alle 14? Eh no, fa la pennica…
Alle 16.30? Ha la parrucchiera.
Alle 18.30? Troppo tardi.
Allora!!! Ha urgenza o no? Sbaglio o ha detto qualunque ora?
Passo alle minacce, funziona sempre.
Signora, allora la faccio passare domani.
” Va bene, verrò alle 14″.
Ecco brava, il riposino oggi lo saltiamo.

” Mi dia il primo appuntamento della mattina”
La segno per le 10 allora.
” Ma aprite così tardi??”
Lavoriamo 6 giorni su 7 dalle 10 alle 20 Signora. Più di questo mettiamo una tenda e dormiamo qui.
” Io volevo venire presto, tipo alle 8.30″
Se vuole quell’orario posso darglielo al sabato.
No il sabato no. Il sabato si dorme.

” Vorrei venire in pausa pranzo, sono lì da voi alle 13.37″ . Addirittura.

” Vorrei fare un massaggio. Domenica” .
Signora, la domenica siamo chiusi…
” Complimenti! Poi vi lamentate della crisi!”.
Accidenti. Il riposo dell’estetista non è contemplato…
Sa che c’è signora? Oggi è una di quelle giornate particolarmente ciniche. Faccia così : telefoni sabato che magari mi è passata.
Anzi meglio.
Chiami domenica.

{ Per la cronaca. Posso giurare di aver fatto depilazioni anche alle 23.30, prove trucco la domenica e limato unghie a clienti in ospedale. Sono cinica sì, ma ogni volta che posso mi faccio in quattro}

Il famoso PACCHETTO GAFFE

Ogni estetista ne possiede uno.
Inconfessabile.
Ogni estetista ha il proprio pacchetto di gaffe. Il mio è ben fornito.

Anche la più esperta collega sa che ci sono momenti in cui bisognerebbe tacere. Ma non ce la si fa.
Hai la domanda giusta nel momento sbagliato, sai che potresti evitare, e invece no. Insisti. La frase esce, leggera, svolazza in istituto, probabilmente nel preciso momento in cui le mille clienti presenti sono tutte, contemporaneamente, in silenzio.
La figuraccia è udibile a tutti. La tua credibilità vacilla.

Laura la conoscevo da un po’. Era venuta da me per la preparazione al matrimonio. Avevamo parlato tanto, in effetti, ma quel piccolo particolare mi era sfuggito…
Quella mattina a casa sua c’era fermento, gente che andava e veniva, fiori che arrivavano a montagne. Laura conteneva l’emozione a stento, visibilmente tesa ma felice.
Sto stendendo il mascara, e per sciogliere il ghiaccio, candidamente, ingenuamente, con forse anche una strizzata d’occhio ( ebbene sì) esordisco: “allora, dove l’hai spedita tua madre?”.
Ho detto proprio così : SPEDITA. All’altro mondo l’ha spedita, Stefania.
La folla intorno a me si è pietrificata. Fiume di lacrime in arrivo. Brava me.
Ho sperato che in quel momento si aprisse una voragine nel mezzo esatto del salotto e mi risucchiasse nel profondo degli abissi.
Correzione in corsa : ” Laura, sei cosciente del fatto che ho appena detto quel che non dovevo dire, ma soprattutto che hai il mascara fresco, quindi guai a te se piangi”. Risata generale. Meno male.

Qualche anno fa avevo un rappresentante, un tipo in gamba, simpaticissimo. Ci salutiamo prima di Natale, con un ordine di prodotti per il mese di gennaio e lui che parte per il Messico. Buon viaggio insomma. Gennaio passa e i miei prodotti non arrivano. Scatta la prima telefonata. Segreteria telefonica. Nei giorni successivi riprovo, nulla. Quindi attacco con i messaggi. Presa da foga, scrivo di tutto, compresi messaggi ironici in cui insinuo che lui sia scappato in Messico con soldi e prodotti. Zero.
Poi arriva la mattina x.
Esasperata, decido di andare alla fonte. Chiamo la ditta. Mica mi accontento della segretaria io, voglio parlare direttamente col capo.
Il suo buongiorno per me è aria fresca. Sono un fiume in piena:
” Allora adesso io Le spiego. Son due mesi che aspetto questi dannati prodotti, il vostro rappresentante si è dileguato, magari intascandosi pure i soldi, se non lavora più per voi che ci sia almeno la decenza di comunicarlo, ma Le sembra una cosa normale??? “.
Dall’altro capo del telefono un silenzio imbarazzato ” … vede Signora… Il Signor Marco non è più con noi…” .
Il mio cervello non recepisce. Annebbiato dalla rabbia. Insisto.
“A me poco interessa, non ci si comporta così, gli dica pure che in quanto rappresentante poteva almeno comunicarmi di aver cessato l’incarico!” .
Sento singhiozzare.
Molto bene Stefania. Marco si è suicidato. Le mie sinapsi si svegliano in un istante.
Il poveretto mi dà quindi un nuovo recapito. La nuova rappresentante, che per altro ha le chiavi del magazzino in cui sono custoditi i miei prodotti.
Riattacco, sbaccalita. Chiamiamo la signora allora.
” Pronto buongiorno, ho avuto il suo numero dal titolare. Guardi, sono un po’ interdetta, ho appena saputo di Marco, mai avrei detto, era un tipo così solare. Nella vita non si può mai dire…”
Una sola risposta: ” Non lo dica a me, sono la moglie”
Eh no!!!! Questa è una congiura!!!
Abbiamo risolto la nostra questione, e l’ho pregata di cancellare a prescindere ogni mio messaggio sul telefono di Marco.

Bruna ha sempre l’appuntamento il martedì mattina. Quel martedì lo salta, senza avvisare. Compare il mercoledì e confabula con la mia collega in reception. Ignara delle loro facce sfreccio di fronte a entrambe con un sorriso smagliante:
” wow Bruna!!! Oggi ti sei vestita da Minnie?”
Perché l’ho dovuto dire? Non era vestita da Minnie poi, aveva un abitino nero, che faceva molto funerale… Ecco. Faceva funerale di sua mamma.

Come non ricordare poi la mia Federica che consegna ad un cliente un campioncino di dopobarba, senza notare che ha in faccia un tappeto stile Babbo Natale, da sempre. Oppure Alice, che accoglie la sua cliente salutando il bambino che ha per mano chiamandolo nipotino ( era il figlio).

Gli esempi si sprecano. E temo siano in continuo divenire…

VIVA LA SPOSA!

Ho conosciuto Giulia anni fa e quel giorno lo ricordo benissimo.
Arriva trafelata. Lo stesso sguardo di un panda che scopre l’estinzione delle piante di eucalipto: angosciata.
“Ho un problema”
Che sarà mai?
“Mi sposo”.
Brava. Prendila con filosofia!

Le spose sono così. Tutto è complicato, tutto va veloce.
Ci pensano da quando son bambine al miracoloso giorno in cui diranno sì al loro principe azzurro. Hanno già tutto in mente, da sempre, programmano con tempistiche degne delle organizzazioni olimpioniche.
I guai sono dietro l’angolo. Pensano a tutto, ma proprio a tutto, ma qualcosa va sempre storto, l’isteria bussa alla loro porta già all’alba.

Finché arrivano da me. E si sfogano. La preparazione pre matrimoniale è un tour psicologico. Sono letteralmente stremate, pronte ad abbandonarsi alle mie amorevoli cure.
Pare facile, invece è un compito difficilissimo entrare nella loro psiche. Pazienza a palate.

Allora Giulia. Conosciamoci.
Dimmi, com’è il vestito?

Lo chiedo ma la risposta la conosco già.
La sposa ha un unico aggettivo per descrivere il suo abito.
Solo uno: SEMPLICE.
In vent’anni di carriera non ho mai incontrato una sposa che mi dicesse: Stefania , il mio vestito è una meringa di otto metri per quattro. Centomila fronzoli. Strass come se piovesse. Un’esagerazione sartoriale. Mai.
Il vestito della sposa è sempre semplice. Così semplice che il giorno dopo lo utilizzano per andare a far la spesa. Come no?

Giulia, che acconciatura farai?
Niente di che, ovviamente. Finché sfodera la pagina di giornale che ha portato alla collega pettinatrice, a cui va tutta la mia solidarietà: un’impalcatura che farebbe invidia al Re Sole.

Bouquet? Neanche a dirlo: essenziale.
Non rivela sicuramente che ha passato le notti a cercare su internet il sistema per torturare il fioraio, obbligandolo a ordinare l’ibisco direttamente dalla Polinesia.

Momento cruciale.
Giulia, come vorresti essere truccata?
Ta daaaaaan!!!!
NATURALE.
Giulia, e tutte le spose della terra, vengono da me con l’intento di farmi credere che il trucco non lo vogliono. Ma dietro a quel “naturale” si nasconde il desiderio di apparire come una diva da copertina. In effetti, non organizziamo mica tutto sto quarantotto per poi sembrare delle dodicenni alla cresima no?
E allora, avanti con le richieste.
Una delle mie preferite è stata Clara: ” …dunque Stefania ti spiego: il mio vestito è bianco e verde mela, la macchina tutta addobbata in bianco e verde mela, la chiesa ha fiori bianchi e verde mela, inviti ( provate a dire) bianco e verde mela, tavoli, centrotavola, candele, sbuffi e merletti tutto bianco e verde mela… Quindi pensavo, Stefania, il trucco….”
L’ho brutalmente stoppata, lo ammetto. Piuttosto che farle un trucco bianco e verde mela, cambiavo lavoro. No Clara non se ne parla neanche. Tutto ha un limite.

Unica eccezione alla regola: Chiara. Siamo amiche da sempre ed è andata dritta al punto: ” Ovviamente il trucco me lo farai tu, Stefi, ma sappi che io lo voglio PESANTE”. Ti amo. Come dice lei, chi l’ha detto che la sposa debba avere un trucco leggero?
Ora , senza pensare di dover apparire come Joker in Batman, ci si può sbizzarrire un po’, vi pare? Se no, che ci venite a fare dall’estetista?
Che poi lo so che quando vi arriva il file con le foto del grande evento vi guardate compiaciute!

Sul trucco la sposa ha tentennamenti di ogni tipo: ma dura a lungo vero? Beh, non quanto un tatuaggio, ma ci si avvicina. E se piango? Tranquilla che non piangi, ci penserà già tua madre. E se mi buttano in piscina? Cara, se lo fanno, denunciali. Ma a chi viene in mente di buttare la sposa in piscina? Se piove? Neanche rispondo, lo so che la zia Mariuccia per scaramanzia ti ha già procurato l’ombrello. Se mi baciano? Rassegnati, lo faranno tutti. Teniamo lontane le cugine con il rossetto rosso e stiamo tranquille. E se…..

Dai, lascia fare. Anche perché, diciamolo pure, sei bellissima. Quel giorno lo sei davvero. Non può essere che così. Dunque abbandonati al momento e goditi la giornata.
Ah dimenticavo.
I nostri prodotti da trucco sono testati dalla nazionale italiana di nuoto sincronizzato. Quindi, se ti buttano in piscina, il tuo problema sarà “solo” il vestito.

GLI SLIP MONOUSO…

Le mutandine di carta.
Meglio conosciute come gli slip monouso.

Sono in grado di mettere in crisi. Davvero.
La cliente le scarta, le guarda, le gira, osserva attentamente e inizia a domandarsi cosa farne.

Dunque.

Brevi cenni sull’oggetto in questione.
Punto primo ( non vorrei sconvolgervi) : hanno un davanti e un dietro, un sopra e un sotto.
Le ho viste infilare in qualunque modo. Mettiamoci il cuore in pace, sono una sorta di perizoma, micro perizoma, ma perizoma. Parte grande davanti, filo interdentale dietro. Pare banale, ma davvero qualcuno non lo capisce.
Uomini compresi.

Ora abbiate pietà : ma se un uomo me le indossa al contrario posso io non sgranare gli occhi? O si sottostimano, e pensano che quella microscopica striscia di tessuto basti a coprirli, o hanno dei problemi. Di comprendonio.
Gli uomini mi chiedono la mutanda monouso per fare il bagno turco. Li sento che armeggiano, finché cedono le armi. “Non mi vaaaaa”. Urlano tra una fatica e l’altra. “L’ha messa nel verso giusto?” Perché già me li immagino, imbarazzati dalla loro stessa visione. ” ah scusiiiii, la parte grande va davanti?”. Eh già.

La signora ” Franca” invece è andata in tilt completamente. L’ho lasciata da sola in cabina a spogliarsi e quando sono tornata l’ho trovata nuda come un verme e con lo slip monouso ben sistemato in testa: ” l’ho messa bene la fascetta?” . Ho pensato di morire. Mi sarei voluta fare un autoscatto, per immortalare la faccia più sorpresa e divertita di tutta la mia carriera. Con incredibile fermezza d’animo l’ho rincuorata, certo Franca, l’hai messa benissimo, adesso ti porto anche lo slip. Per farle quel massaggio senza ridere ho pensato a tutte le tragedie della mia vita.

A qualcuno comunque piacciono moltissimo: posso tenerle? Vanno benissimo sotto i pantaloni bianchi. Ah beh.
Per non parlare di chi proprio le adora. “Paola” una volta mi ha chiesto quanto costavano, ne voleva uno stock. A suo marito piaceva da matti strappargliele di dosso…. No comment. Ci si abitua a qualunque stranezza.
Compresa quella di clienti che le personalizzano: rompono i cordini laterali e li richiudono con due bei fiocchetti, così sono più carine…

Punto secondo: fanno all’uso. Le lamentele si sprecano: sono piccole, sono grandi, non mi coprono, sono scomode,… Fino ad arrivare alle sottigliezze: quelle che avevate prima erano più belle! Non le avete più quelle col bordo giallo?
Dai, sono uguali, hanno solo il bordo rosa. No. Quelle gialle erano meglio.

Va bene. Vi amo così. Strane e imprevedibili. Siete il mio sale quotidiano. Sennò a cosa penso nelle pause lavorative?

IL RITARDO.

Oggi dedico il mio post ad un tema delicatissimo: l’appuntamento.
Lo so. Pare strano. Ma all’estetista piace proprio dare l’appuntamento. Ma giusto così, per organizzarsi, dare un senso alla sua giornata, uno sfizio…
La cliente invece pensa talvolta che si tratti di un optional.

Ho clienti che se ne fregano altamente. Manco se lo scrivono, tanto arrivano un po’ quando pare a loro. “Laura” ad esempio. Ha l’appuntamento fisso, da sempre. Sa benissimo che è alle 13, e credo che oramai sappia anche che io la segno in agenda direttamente alle 13.20… Non ce la può fare. È più forte di lei. Non ci prova neanche con le scuse, entra e mi dice “eccomi”. Scavalla direttamente in cabina e appena siamo occhi negli occhi inizia: “così non posso più andare avanti, son sempre di corsa, io non so come fai tu a essere così tranquilla”. Che devo fare Laura? Abbandonarmi ad una crisi isterica? Ci provo ogni volta a dirle che potremmo cambiare l’orario e fare più tardi. Laura mi guarda esterrefatta: per una volta che tardo cinque minuti!!!” .
Ecco.

A natale ti regalo un orolologio. Che funzioni però.

Laura mi mette a dura prova. Devo aprirle la porta con il viso rilassato. Perché è sadica. Se vede che poco poco sono alterata dall’eccesso di ritardo prima di entrare in cabina va anche ancora “un secondo “ in bagno. E perdiamo altri dieci minuti.

Ho avuto una cliente che a far così non usciva più da quel diavolo di bagno. Ho pensato al peggio. Ho detto, ora apro la porta e la trovo stecchita, svenuta, rantolante. Invece no. Siccome era poco in ritardo ne ha approfittato per tagliarsi un po’ la frangia allo specchio. No, ma fai pure…

Poi ci son quelle che manco si presentano, puntualmente.
“Scusa sai, ma ero in riunione col presidente della Guinea Equatoriale e non son proprio riuscita ad avvisarti”
“Mentre stavo per chiamarti è arrivato Obama e mi è passato di mente”.
” Avevo già il telefono in mano quando son dovuta salire sul jet di John Travolta. Non potevo proprio rifiutare.”
Insomma, una scusa qualunque.

Anche se le migliori son le clienti che hanno l’appuntamento e si presentano all’ora che vogliono: ” ah ma l’ora era tassativa? Dovevo proprio venire a quell’ora?” .
Certo, li diamo per finta noi gli appuntamenti….
Sul cartello fuori dal Ninfeo ho fatto stampare a chiare lettere: si riceve su appuntamento. Immancabilmente qualcuno mi chiede : DAVVERO ricevete solo su appuntamento?!? Certo che se posso ti faccio fermare,ma in linea di massima….

Il paradosso sta nel fatto che con la cliente ritardataria cronica IO devo essere puntualissima. Quella volta all’anno in cui ho davvero tre minuti di ritardo son tragedie. Parte l’embolo! Il viso si contrae in una smorfia di disgusto, pronta all’istante a tornarsene a casa, allibita dalla situazione. Scatta la vendetta: “la prossima volta che arrivo in ritardo non puoi dirmi niente eh!” .

Ma come dice Laura, io sono una tranquilla…

Adesso vado.

Ho una cliente.

In ritardo.

Strano.

Vorrei una crema { oh santo cielo…}

Una delle situazioni più divertenti del mio lavoro è da sempre l’ingresso di una cliente che arriva da me alla ricerca di un prodotto.

Nella maggior parte dei casi hanno le idee ben chiare: vorrei tal crema, tal olio, tal vattelappesca.
Ma quando entra la cliente “vaga” scatta il siparietto.
La cliente vaga cerca una crema.

Che crema? Non sa…

Un po’ idratante, un po’ antirughe, un po’ per pelle mista, un po’ illuminante, ma anche rivitalizzante,con le vitamine, le alghe, la polvere di stelle…
Insomma. Un’acqua di Lourdes da spalmarsi dappertutto con un risultato che sia il più vicino possibile all’istantaneo.

Mi farà effetto subito?
Ma se la metto più volte al giorno va bene?
Non le resta che mangiarla Signora.

La visualizzo subito in ufficio, rannicchiata sotto la scrivania che si increma e si increma e si increma.
Ovviamente torna la settimana dopo. Scocciata. La crema è durata pochissimo.

Le richieste sono le più disparate.
Nella mia memoria storica le migliori richieste le ha fatte la signora “Adele”.
Adele legge probabilmente giornali tipo “La salute in casa tua “ o “Trucchi e barbatrucchi per la donna in forma” . Il problema è che interpreta la notizia. Non ho mai capito esattamente a quale prodotto in particolare si riferisse, fatto sta che ogni volta che entra qui io deglutisco, respiro forte e mi preparo.
Lei è serissima dietro i suoi occhiali neri, a fatica le esce un buongiorno, va dritto al sodo.
“Vorrei una crema corpo: ingrassante
Silenzio
“Più che ingrassante, la vorrei al grasso
Oddio
“Vorrei una crema rassodante”
Facile!
“Ma non questa, perché questa è troppo rassodante
Vendita doppia: una cliente in ascolto fiuta il prodotto e lo compra lei. Dove altro puoi trovare una crema che rassodi troppo?
“Vorrei una crema viso alla vitamina aefhbendh”
Magari una polivitaminica andrebbe bene. No! Perché contiene anche la c. Lei la vitamina c non la vuole.
“Vorrei una crema alle alghe ma senza oligoelementi”
Davvero è impossibile. Tutti vogliono gli oligoelementi. Se c’è l’alga ci sono gli oligoelementi. Eh ma lei è allergica. Proprio agli oligoelementi.
“Vorrei una crema corpo infuocante
Adele, sarà riscaldante?
No no. La vuole così, infuocante, per prender fuoco in bagno. Dopo la doccia. Una pira umana che brucia come uno torcia estiva.
“Vorrei una crema per le mani. Molto idratante. Che non unga. Non me la dia che si assorbe subito. Che vada bene anche per le cuticole. Non profumata. Solo che sappia di pulito”
Ho già perso un chilo solo a pensare a che tubetto tirar fuori.

Io Adele la adoro.

È sempre un’incognita, una sorpresa. Non smette di stupirmi. Se fossi un’azienda cosmetica la userei come test. Se va bene ad Adele, se soddisfa tutte le sue esigenze, allora sarà un prodotto di successo.
E giuro che se qualcuno brevetta la crema infuocante io la compro. Giusto per vedere l’effetto che fa.