Oggi sono stata in cartoleria per comprare alcune scatole.
Non so voi ma per me andare in cartoleria è come partecipare ad un rave party. Non ho mai capito se sono le luci, o forse con l’aria condizionata spandono gas speciali, forse è quell’odore, l’odore della carta a quintali, misto all’aroma dei tappi delle bic nere.
Chissà.
Insomma normalmente entro come se dovessi affrontare il bancone della miglior pasticceria dell’universo, e mi ripeto “sei qui solo per le scatole, comprerai le scatole e salirai in macchina, non devi cedere, tu sei più forte di questo stramaledetto negozio”.
Non ci riesco mai.
Esco con almeno due borsoni zeppi di cose che decido che avranno un’utilità in questa mia vita che necessita sempre di una penna nuova, di un blocco appunti, di quelle deliziose etichette su cui si può scrivere. Di una gomma. Uh guarda! La gomma pane! Esiste ancora! Un evidenziatore, la matita punta fine, un raccoglitore…
Poiché le cartolerie sono piene di compulsivi come me, a Natale mettono i numeretti all’ingresso tipo macelleria. Sanno che per certi articoli la gente arriva a picchiarsi, tipo per le scatole da pacchi.
Siccome per l’appunto mi conosco e volevo uscire solo con le scatole! le ho preordinate al mattino dicendo che sarei passata nel pomeriggio a ritirarle.
Oggi mezza città era dal mio cartolaio. Dalla porta a vetri ho dedotto che la mia permanenza nel negozio si sarebbe fatta pericolosa.
Prendo il numero.
Ho il 39. Alzo gli occhi al display e mi accorgo che stanno servendo il 21. Dannazione.
Mi fermo in un angolo, immobile, fisso il pavimento, sono molto determinata a non cedere al sibilo che mi stanno facendo i nastri da pacco.
Fortunatamente un amico mi saluta e mi distrae dalle sirene di Ulisse.
Piacevolmente occupata, in un tempo ragionevole vengono servite tutte le persone davanti a me.
TRENTANOVEEEEE!
Sono io!
Mentre lo esclamo, la signora di fianco a me pronuncia la stessa identica frase.
Guardi! E mi sventaglia sotto gli occhi il suo 39.
Fisso il mio. C’è scritto 39. Giuro.
L’incredulo cartolaio scavalca il bancone come il tizio dell’Olio Cuore, acchiappa i biglietti e felicissimo per l’evento, mostra a tutti quanti i due biglietti identici.
Incredibile! dice
Potreste scambiarvi numeri e vita!
Ma perché l’ha detto?
La signora sotto una mascherina a fiori sembra sorridere.
Ah! La vita della signorina io la prendo volentieri!
Guardi signora, le sconsiglio vivamente di pensarci anche solo per un attimo. Tenga la sua che è meglio. Ha tutta l’aria di una pensionata che sta qui a comprare biglietti per i regali ai nipotini, ci scriverà sopra vi voglio tanto bene, nonna con una bellissima stilografica a inchiostro nero, e loro conserveranno per sempre quelle righe.
Io stamattina sono uscita di casa e ho dovuto spalare la neve mentre i miei figli si lamentavano del freddo, come se a me invece la neve riscaldasse. Ho aperto la macchina col cric tanto era gelata e ho raschiato il ghiaccio dal vetro lanciando maledizioni a me stessa perché son senza guanti.
Che poi non li uso da mai, i guanti; non li sopporto, eppure al mattino, d’inverno, avrebbero un perché.
Mi sembrava anche una bella giornata, perché poi è uscito il sole, le strade si sono pulite e le persone sorridevano nonostante il freddo polare.
Invece mi ha scritto la Preside della scuola media, perché diosolosa cosa ha combinato questa volta quel dannato adolescente con cui convivo. Quello a cui ogni giorno chiedo “come è andata oggi a scuola?” e lui mi risponde benisssssimo mamma! e infatti poi mi scrive la Preside…
Vede Signora, sono madre bipolare oramai, un attimo lo adoro, l’attimo dopo lo lancerei dalla finestra, ma cosa devo fare? Lei dirà, analizzi i suoi sbagli educativi, e cosa crede, che non lo faccia ogni santo giorno?
Mi faccio domande su tutto, dica un argomento e io posso farle mille esempi di domande su cui mi arrovello.
Sente la signora dietro di noi? Sta dicendo che gli episodi di numeri doppi sono comuni anche nei centri vaccinali. Lei sarà già alla terza dose, a me tocca tra dieci giorni.
Lei ci sarà andata tranquilla, io invece no. Ho spostato la data due volte mia cara, per andarci di domenica, perché so che mi farà malissimo il braccio e dovrò lavorare. E se mi venisse la febbre? Non ho mai la febbre, ma vuoi che mi venga questa volta, e siamo pure vicini a Natale?
Ma tanto guardi, non sarà certamente come la prima o la seconda dose per noi, sa?
Le prime due volte ci siamo sentiti eroici, ci siamo fatti le foto. Anche io ho fatto la foto con il mio cerotto al braccio. Pensi che la seconda è capitata nel giorno del mio compleanno e mi è parso un regalo S T R A B I L I A N T E ! Come ero felice Signora!
Ma adesso… adesso sto notando che la foto non se la fa più nessuno. Qualcuno, un po’ più ardito, comunica l’evento con poche parole. Vedo qualche post tipo “e tre! Terza fatta! Sono a tre! Mi sento moderna” , perché ci fanno il Moderna a noi, Signora.
Nessuna foto. Nessun traguardo. Poche gioie. Ci sto pensando a questa cosa sa? e mi interrogo sul da farsi. Credo che una foto mentre tiro su 3 dita magari la faccio. Mi sembra un gesto di speranza.
Ne abbiamo bisogno Signora cara, oggi ho pure letto che da lunedì torniamo arancioni. Forse aranciorossi. Meno di rosso ma ben più di arancio, e mi è salita una stanchezza… Signora, non so Lei, ma io non mi ricordo nemmeno più cosa succede con questi colori.
Si figuri che non mi sono nemmeno accorta che aravamo gialli! Ma siamo stati gialli secondo lei? A Lei effettivamente che importa, è in pensione. Io invece le dico che nemmeno voglio pensarci agli orari, le consegne, la colazione fuori al freddo ma in movimento perché davanti al bar non ci puoi stare.
E poi al pomeriggio? Siamo bianchi. Bianchi Signora! Si son sbagliati.
Guardi, per me, la cosa più importante, è che non riparta la DAD. La DAD è il male assoluto. È satana fatto tecnologia. È il pigiama perenne, le lotte per la doccia perché non sono uscito perché devo lavarmi?, gli orari sballati, il tavolo sempre pieno di cose, le cuffie che non si collegano, il video che non si vede.
Signora, non mi parli di DAD perché svengo qui. Tutto ma non quello. La sola idea mi fa venir voglia di scappare non so dove. Anche da qui, da questa cartoleria che è il mio angolo di paradiso e mi sto rovinando il momento al punto che guardi Signora, prendo le scatole e vado, non le rubo mezzo minuto in più.
Non comprerò nulla, ritiro le scatole e vado.
Credo sia stato il gas del cartolaio. Perché in effetti io non ho detto nulla e la Signora, mentre ero persa nel mio delirio mentale, mi è passata davanti perché scusi, ma ho fretta.
La solita scusa degli anziani, che poi chissà che fretta hanno, non lo capirò mai.
Perché gli anziani hanno fretta e saltano le code? Non lo so.
Sono esausta. Ma per fortuna siamo bianchi.
Ritiro le mie scatole ed esco.
Quarantaaaaaaa!
Avanti un altro.
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