NOI, MADRI EQUILIBRISTE.

Ogni mattina uno studioso si sveglia e crea una percentuale, una statistica, analizza numeri.

Oggi per esempio ho letto che l’ultimo rapporto di Woman in The Workplace dice che nel Nord America, una donna su quattro vuole cambiare carriera o lasciare il lavoro.

Il report annuale di Save the Children ci ha definite “equilibriste, doppio turniste, triplo saltiste”. Il sottotitolo doveva forse essere “Save your Mum”…

Pare anche che le madri abbiano maggiori probabilità dei padri di avere problemi mentali … MA VAAAA?!?

La pandemia si è forse fumata i nostri progressi?

Non lo so. Credo però che un giro a casa di una madre lavoratrice italiana andrebbe fatta.

Tipo al mattino…

Ragazziiiiiiiiii ! Svegliaaaaaaa!

Dai che è tardi e sono due ore che vi chiamo. Il latte sarà freddo.

Tu cosa fai sotto quel piumone? Ti vedo eh! Ti stai lamentando di cosa? Della luce accesa? Se la lascio spenta partiamo domani.

Non strizzare gli occhi in quel modo, quante scene, so benissimo che sei sveglio, potevi andare a letto prima ieri sera. “Vai a letto, vai a letto”, mille scuse, ti sei coricato che io dormivo già.

Quelle mutande per terra? Non ti avevo detto di metterle nel cesto dopo la doccia ieri? Non è che posso sempre spezzarmi la schiena per raccogliere le tue cose dal pavimento. Dai che tuo fratello è già al tavolo.

Ritira la tua tazza per cortesia e piega il tovagliolo che non siamo ad un corso di origami. Forza. In bagno!

Lavate bene denti e faccia e non mi fregate che poi controllo. Fai aaaaaaaaaaa, ecco vedi? Torna indietro e usa il dentifricio, ti ho fatto umano, non gatto eh! Forza con l’acqua.

Come “cosa mi metto”! Apri il cassetto! Ma come “quale cassetto”! Quello del frigo, vai un po’ a vedere se trovi i calzini nel frigo? Ma dove stai andando? Stai veramente aprendo il frigo? Ma qui si dorme alla grandissima eh!

Stasera andate a dormire presto se no domattina siete peggio di oggi.

Chi ha la DAD stamattina? ho acceso il computer.

Ah nessuno? E dirmelo? Io con questi orari non capisco più niente. Quindi vi devo portare tutti e due a scuola? In succursale? E dov’è la succursale? Ma a scuola non avete più posti? Perché non vai alla tua scuola vera? Ma no che non me l’hai detto e lo sai che non sono nei gruppi delle mamme.

Ah! Dammi il diario che devo scrivere che non hai la febbre. Ma certo che non la misuro! stai benissimo! dai che è tardi, dammi una penna.

Cos’è che c’è scritto qui? È una nota questa? A quest’ora del mattino devo scoprire che giocavi con la gomma pane anziché fare i triangoli? Stasera la gomma pane la mangi per cena.

Voi due mi farete impazzire. Dai, andiamo, allaccia bene quelle scarpe che se cadi distruggi i denti, con quello che ci è costato l’apparecchio.

Scendiamo. Uno prenda il vetro e l’altro l’umido. No no, carini, io ho la mia borsa, il borsone del negozio e la tua cartellina di tecnologia, cosa devo usare, i piedi? Non è che posso fare tutto io qui, eh!

Dai, la macchina è laggiù. È lontana, lo so, ma ieri c’era posto solo qui, ma poi non è che morite se fate due passi. Per andare dagli amici scalate le montagne a piedi nudi, per arrivare alla macchina, lacrimoni…

Allacciate le cinture, dai che andiamo. Guarda che ti vedo dallo specchietto, eh!

a l l a c c i a t i ! Vuoi morire alla prima frenata?

Andiamo. Le mascherine le avete? Puoi non toccarmi tutte le rotelle che mi stari la radio grazie?

La mia cliente sarà già davanti al negozio. Cosa vuol dire “vabbè aspetta”, quello è lavoro, caro mio, argomento a te sconosciuto, caro il mio figlio dei tempi moderni.

A che ora uscite oggi? Possibile che non possiate uscire tutti alla stessa ora? Comunque, vi recupero, facciamo la spesa e poi dritti a casa che avrò da fare dieci lavatrici, voi e la vostra mania di cambiarvi tre volte al giorno. Una schiava sono, una schiava.

Chi? Matteo chi? A casa nostra? Oggi? Anche la taxista devo fare? Ma lo conosco? Fammi vedere la foto, no, non lo conosco. Ma sua madre lo sa o chiama Chi l’ha Visto? Non farmi fare figuracce, per cortesia.

Tu dimmi se i trattori devono girare a quest’ora del mattino. Suono il clacson perché dovrebbe lasciarmi passare, le madri dovrebbero sempre avere la precedenza.

Santocielo è tardissimo. Se arrivate tardi io non vi firmo nessuna giustifica, sia ben chiaro!

Dai. Siamo arrivati. Infilate le cartelle. Pronti a scendere…rapidi che ho gente dietro. Questa succursale è ben brutta. Vabbè.

Vi chiamo dopooo. E rispondete quando chiamo, il telefono serve a quelloooo.

Ciaooo.

Buona scuola!

Ecco.

Questa è la mattina. La prima mezz’ora della mattina.

Poi c’è il pranzo. Il pomeriggio. I Compiti. Le lavatrici. La cena. E a un certo punto, forse, si sviene nel letto.

Tra una cosa e l’altra, si lavora.

E noi, eroiche madri italiane, al lavoro, non rinunciamo.

Noi, al lavoro, ci riposiamo.

DONNE IN QUARANTENA

La situazione è questa: siamo all’inferno.

Quando sento Conte che parla di “lavori di prima necessità “ mi immagino la sua fidanzata che scuote la testa…

Ma vi rendete conto di come siamo messe?

Andrà tutto bene, cosa?

Il primo giorno in cui ci faranno uscire di casa dovremo indossare la tuta da palombaro e la maschera di Goldrake.

Vogliamo parlare di necessità?

I peli sulle gambe, i baffi e la ricrescita dei capelli a che punto del decreto li abbiamo messi?

Non ci sono Santocielo!

Perché questi son tutti uomini!

Non hanno idea!

La mia chat del negozio ha oramai una fornitissima galleria che arriva direttamente dalle grotte marine…

Lo capite che ci sono donne che si stanno depilando con lo scotch marrone per i pacchi?

Hanno le gambe che fanno concorrenza ai mariti!

I figli al mattino le chiamano “papà”!

Baffi ad altezza mento.

E i capelli?

Vogliamo fare cinque minuti di silenzio per le parrucchiere che ci ritroveranno con i capelli verdi?

Perché l’alternativa è fare la Juve con la chioma…

Io mi son fatta la tinta a casa e ho il lavandino del bagno da buttare, le braccia che sembro un dalmata e una maglietta in meno… che disastro!

Ma poi.

Tutto subito sì, certo, ritroviamo la famiglia, il calore della casa, i nostri cuccioli…

Io sto capendo seriamente le lotte femministe, dannazione.

Livello sguattera raggiunto e vinto.

Tutto è scandito dal cibo.

Cosa mangiamo?

Fai la spesa, prepara, cucina, apparecchia, mangia, sparecchia, lava i piatti, riordina, riponi, passa il pavimento e ricomincia da capo.

Ma che meraviglia!

L’adrenalina della giornata te la da la lavatrice. Sento gente che ha iniziato a parlarci con la lavatrice.

E poi le pulizie.

Abbiamo case che sembrano sale operatorie. Puliamo anche i soffitti. Scopriamo angoli che a gennaio non esistevano!

E le madri che parlavano dei loro figli adorati dove sono finite?

Hanno tutte l’espressione di Malefica.

Per inchiodare i ragazzi alla scrivania utilizziamo metà della dose giornaliera di minacce.

Il resto lo utilizziamo all’accensione del computer: collegamento con la scuola, scaricamento di file, scansione dei testi, invio via mail, fax alla bidella, esperienze virtuali, il tutto con almeno novanta trilli dalla chat di classe.

La chat di classe …

Ci siete dentro? Perché i genitori in queste settimane stanno danno il massimo! Siamo a livelli altissimi! Con scene isteriche fantastiche…

Io comunque sono giunta ad una conclusione assoluta: l’insegnante non l’avrei potuta fare nemmeno in un’altra dimensione.

Ma come fanno a sopportarli?

Sante maestre…

E i mariti?

I vostri mariti come stanno? Vedo i video online, son tutti con le occhiaie, un po’ curvi, la rassegnazione in faccia. Non avevano previsto un trapanamento di timpani così lungo … poveri …

Si stanno inventando qualunque riordino pur di sfuggirci. Sistemano il garage. La cantina. La soffitta. La cassetta degli attrezzi. Mettono in ordine alfabetico la libreria. Catalogano i CD. Scansionano le diapositive del 1976.

Qualunque cosa.

Qualunque cosa pur di non averci intorno.

Il primo giorno di libertà non so in che stato saremo.

Sicuramente splendide no … in forma no… rilassate nemmeno…

Ma sì, andrà tutto bene.

Stiamo chiuse in casa, che magari finisce prima.

Santocielo.

♥️

IL MATERIALE SCOLASTICO. La tredicesima fatica di Ercole.

Si aggirano come zombies.

Sono il nuovo popolo dei supermercati, li avete visti?

Sono normalmente solitari, talvolta hanno un bambino saltellante aggrappato alle ginocchia e vagano nella nuova, nuovissima, sezione dedicata dell’Iper, quella coi cestoni di metallo e gli scaffali improvvisati.

Sopra le loro teste, in questa Silicon Valley creata ad hoc per far perdere loro il senno, campeggia la scritta “reparto scuola”.

Occhi iniettati di sangue, disperazione in volto, la faccia di chi non ha la minima idea di cosa stia per succedere al totale dello scontrino, e in mano un foglio A4 già sgualcito che riporta la scritta “materiale scolastico”.

Tra loro, ovviamente, deambulo anche io.

Ci siamo.

Mancano pochi giorni al capodanno genitoriale, al giorno X in cui le famiglie possono ricominciare la loro vita ordinata di incastri a tetris, alla mattina in cui saluti tuo figlio e sai che per cinque ore potrai dedicarti serenamente alla tua attività preferita: lavorare.

Riparte la scuola.

Se i ragazzi hanno già installato l’App del conto alla rovescia per le vacanze di Natale ( dice mio figlio che mancano centoquattrordici giorni), noi consultiamo la pagina on line del nostro plesso solare della libertà, controllando che davvero il nove settembre le maestre mantengano la promessa e si acchiappino i nostri abbronzatissimi figli.

Ma c’è un prezzo da pagare.

E non parlo dei compiti, perché per quelli si urla sino al giorno prima.

Parlo della lista.

La lista del delirio più totale su cui ancor oggi mi interrogo profondamente.

Quando andavo a scuola io e di fianco a me sedevano i dinosauri, ci si presentava il primo giorno con grembiule inamidato, un quaderno a quadretti, uno a righe, portapenne con penna matita colori, merenda per l’intervallo e stop.

La maestra accoglieva tutti con gran sorrisi e la mattinata scorreva con degno cazzeggio e racconti del mare.

Oggi no.

Oggi al primo giorno di scuola di tuo figlio ci devi arrivare con il borsone dell’Ikea, zeppo di cose incredibili. Trascini te stessa, il sacco, il trolley, il figlio e la cartella su per le scale e sgomitando in un fiume di famiglie con lo stesso problema, raggiungi l’aula. Ad attenderti ci sono almeno tre maestre pronte alla loro giornata da magazziniere esperte, per smistare, catalogare e incasellare tutta la mole di carta in arrivo.

Per prepararti al faticoso momento, la scuola ti mette nella condizione di avere una settimana di tempo per prendere la laurea in cartoleria. Cambia la moneta corrente, e la spesa di inizio anno si può eccezionalmente pagare in organi ( il più utilizzato è il rene) o in dobloni d’oro.

Ditemi. Quanto avete speso?

Perché le cifre sono da capogiro.

La lista del materiale scolastico è un dissanguamento uguale per tutti, anche perché in alcuni casi la perversione eccentrica raggiunge vette altissime, soprattutto in materia di copertine per i quaderni. Ogni materia ha il suo quaderno, che a sua volta porta copertina dedicata, quadretto specifico, margini o non margini, grammatura della carta, marca del produttore.

L’esaurimento nervoso è alle porte.

Il foglio della perdizione recita più o meno così :

Ai genitori degli alunni delle classi XYZ SCUOLA PINCOPALLO

ANNO SCOLASTICO 2019/2020 ELENCO MATERIALE :

  • Astuccio contenente: 2 matite da disegno FABER CASTELL A SEZIONE TRIANGOLARE, gomma morbida, temperino con serbatoio, matite colorate, pennarelli a punta fine, colla stick grande, forbici dalla punta arrotondata (tutto etichettato).
  • Sacchetto igienico di stoffa con nome in stampato maiuscolo contenente: asciugamano, spazzolino, dentifricio, bicchiere, fazzoletti di carta, salviettine igieniche umidificate.
  • Sacchetto di stoffa con un cambio completo con il nome.
  • Scarpe da ginnastica con velcro in un sacchetto di stoffa con il nome.
  • Carta igienica (solo 2 rotoli) e un sapone liquido.
  • Un raccoglitore ad anelli con 25 bustine cristal di buona qualità.
  • Grembiule (attendere la prima assemblea di classe con indicazioni dei docenti).
  • 1 foto formato tessera per documento d’identità che servirà per le uscite didattiche.
  • 6 quadernoni a quadretti 0,5 cm con margine, con pagine spesse (100 grammi), copertine già messe sui quaderni con colori blu, verde, arancione, bianco, celeste, fucsia con nome scritto in stampatello maiuscolo sull’etichetta
  • 6 quadernoni a righe di quinta con margini, con pagine spesse (100 grammi), copertina già messa su uno dei quaderni con colore gialla, l’altro (di riserva) senza copertina con nome scritto in stampatello maiuscolo sull’etichetta.
  • 1 quadernino piccolo a quadretti 0,5 con copertina nera.
  • 1 cartellina rigida con elastico.
  • 1 contenitore busta trasparente con bottone per verifiche.
  • 1 raccoglitore a buste fisse con copertina morbida.

TUTTO IL MATERIALE SCOLASTICO, ETICHETTATO CON NOME SCRITTO IN STAMPATELLO MAIUSCOLO, VA PORTATO IL PRIMO GIORNO DI SCUOLA. NEL CASO IN CUI NON SI AVESSE TUTTO INSERIRE NELLO ZAINO (NORMALE O TROLLEY) L’ASTUCCIO, IL QUADERNO CON COPERTINA GIALLA E QUELLO CON COPERTINA BLU.

Non so voi, ma io ogni anno sono in crisi al primo paragrafo.

Quando arrivo alla sezione quaderni ho già chiamato lo psicologo.

Quadretti di prima, di terza, di ottava, giro mezz’ora finché trovo il formato giusto e poi mi accorgo che non ci sono i dannati margini e riparto da capo. La dicitura “carta spessa” poi. Chiedo alla madre che ho vicino. Secondo lei è spessa? Lei apre, sfoglia, tocca, palpa e poi “mmm, dipende “. Ma dipende da cosa? Dall’albero di provenienza?

Per non sbagliare compro i Pigna100, che sono fatti probabilmente in foglia d’oro e costano otto euro l’uno.

L’ultima crociata, una volta che hai decifrato il Codice da Vinci che hai per le mani è la cartella.

Cartella … sembra facile.

Intanto capire se prendere zaino, trolley, rotelle, ma poi quale?!? Avengers, eroi, Star Wars, Frozen, Winx, Invicta, Seven, Eastpak, Vans… ho voglia di vomitare … ma qualcosa di normo banalissimo no?

E il prezzo? Vogliamo parlare del prezzo? La cartella di scuola costa quanto una cena deluxe da Cracco.

Controllo la lista.

Mi pare di aver preso tutto. Anche perché il carrello è pieno.

Manca solo una cosa, che poi era quella che ai miei tempi gasava di più: il diario.

Quello lo fornisce la scuola. È obbligatorio e costerà circa otto euro. Praticamente come un quaderno Pigna100. Quindi conviene …

Ah, e i libri. Novanta volumi per i quali la natura ci ha fornito il secondo rene.

Otto giorni e via.

Dai che è quasi fatta.

Ci si vede lunedì prossimo al bar, 8.30 puntuali e sacco Ikea vuoto piegato sotto il braccio.

Ciao maestre! Vi voglio bene ♥️

IL PESO DELLA CULTURA. Storie di zaini pesanti e ricerca di soluzioni.

Vittoria, quinta elementare, pesa 31 chili. La sua cartella quasi 10 e mezzo.

Giovanni, prima media, lui 40 chili, 15 la cartella.

La figlia di Silvia fa quinta elementare e sfacchina 10 chili di libri.

Martina, 30 chili lei, 13 di cartella.

Alessandro ne pesa 38, fa prima media e lo zaino ne pesa 12.

Ginevra, in una giornata “leggera” trasporta 12 chili di cartella. Ma a volte sono 16.

Arianna ha tre figli tra liceo, medie e elementari. Zaini da 13 chili l’uno.

Simone, Elettra, Pier Carlo… in prima media hanno cartelle dai 12 ai 15 chili.

Ludovica ha otto anni. 10 di zaino.

Susy ha 9 anni, è uno scricciolo di 24 chili e trasporta 11 chili di cartella. Quasi metà del suo peso…

 

Ho ricevuto moltissimi dati come questi. Mio figlio stesso è tra questi numeri, testimone con gli altri del peso della cultura.

 

Leggo dal sito del Ministero della Salute il documento ” Chiarimenti in merito al peso degli zainetti scolastici” elaborato nel 2009 dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca e dal Ministero del Lavoro, in cui sono riportate le raccomandazioni del Consiglio Superiore di Sanità, inviato già a suo tempo agli assessorati scolastici regionali e a tutti i dirigenti scolastici.

> il peso degli zaini non dovrebbe superare il 10-15% del peso corporeo dell’alunno

 

> lo zaino deve essere indossato in maniera corretta

 

> è necessaria un’educazione all’essenzialità organizzativa del corredo scolastico da parte dei docenti […] considerando che già da qualche anno le case editrici hanno iniziato a stampare i testi scolastici a fascicoli.

> è necessario inserire la corretta gestione del peso dello zaino all’interno di una più ampia educazione alla salute e alla promozione di corretti stili di vita.

 

Bene.

È chiaro dunque che un ragazzo di 40 chili in pieno sviluppo strutturale dovrebbe avere uno zaino che ne pesi al massimo 6.

Nella realtà dei fatti, tutti, ma proprio tutti, hanno sulle spalle il doppio del peso massimo sopportabile.

Noi tutti muniamo oramai i nostri figli dei cosiddetti trolley o carrellini.

Ma qui sorge un altro problema : le scale.

I ragazzi usano spesso i pullman e faticano a salirci su col carrellino ( chi usa i mezzi sa bene di cosa parlo) e comunque una volta arrivati a scuola hanno spesso una, due, tre rampe di scale da fare e col carrellino è peggio che mai.

Tra gli alunni che continuano ad usare la cartella tradizionale si contano quotidianamente cadute e ribaltoni proprio nel salire le scale al mattino.

Soluzioni ?

 

Provo a chiedere aiuto a chi la scuola la vive in presa diretta: gli insegnanti.

 

” Quando possibile cerco di far posare i libri a scuola nell’armadio, che però non ha la chiave … quindi c’è il rischio di furti … quando non servono dico di non portarli. Però all’inizio di prima media molti alunni non ascoltano e portano libri inutili”.

Devo dire che gli insegnanti si dimostrano collaborativi e percepiscono seriamente il problema.

“Cerchiamo di adottare libri peso piuma ma non sempre è possibile. A volte – continua – siccome i libri sono tanti e pesanti, precisiamo quali servono e se si può , due alunni, a turno, lavorano sullo stesso libro”.

 

Ci provano, diciamolo, ma non è così semplice.

” È importante che le famiglie aiutino i ragazzini a organizzarsi e a preparare la cartella con il materiale utile e necessario ma molti non sono abituati ad ascoltare “.

 

Quindi.

Gli insegnanti tentano di indirizzare gli alunni. Gli alunni spesso continuano a caricare lo zaino inutilmente. La scuola con gli armadietti rimane mito televisivo. La cartella è un macigno. Il carrellino non sempre è la soluzione.

La scuola senza zaino è un metodo didattico di cui sempre più sentiamo parlare. Nasce 15 anni fa a Lucca e il metodo, le cui parole d’ordine sono responsabilità, comunità e ospitalità, inizia a diffondersi oggi in centinaia di istituti in Italia.

Qui niente pesi sulle spalle e un sistema innovativo che stravolge il tradizionale lavoro scolastico.

Siamo pronti?

Non lo so.

E lo dico sospirando…

In ultima battuta chiedo un parere anche a Luca Bonetto https://schiena-sana.it , osteopata, che per definizione ha un approccio olistico e multifattoriale.

” Nel caso degli alunni – dice – una variabile importante è quella del tempo : quanti minuti hanno lo zaino pesante sulle spalle? […] Lo zaino non può essere considerato l’unico colpevole , talvolta è la goccia che fa traboccare il vaso”.

 

Luca mi illustra comunque uno tra i tanti studi scientifici sull’argomento {*} ” che riporta una percentuale del 60% di soggetti che hanno avuto dolore da uso di zaini pesanti, trovando una significatività statistica sull’aumento del dolore. Le femmine hanno riportato un dolore più grave e più frequente dei ragazzi,soprattutto se si parla di adolescenti”.

 

Consigli pratici?

“Sicuramente lo sport e il movimento sono l’antidoto migliore a questo tipo di problema […] fin dalle scuole elementari “.

 

Un cane che si morde la coda insomma.

Nell’attesa che la scuola tenti un’evoluzione tecnologica ho fatto il mio di esperimento !

E come una pazza, di prima mattina, ho caricato lo zaino di mio figlio in spalla e ho corso dalla porta di casa sino alla macchina.

Una scena pietosa.

E non avevo neppure la cartellina di tecnica in mano …

I miei ragazzi hanno riso un sacco.

Senza pietà per il mio essere ben poco ginnica e il fiatone finale.

Ho spiegato loro che normalmente scatto come un giaguaro.

La colpa era tutta dello zaino.

Pesantissimo.

Provateci voi, santocielo.

(*) Aprile, Di Stasio, Vincenzi, Arezzo, De Santis, Mosca, Briani, Di Sipio, Germanotta, Padua “The relationship between back pain and schoolbag use: a cross-sectional study of 5,318 Italian students.” Spine J. 2016 Jun; 16(6):748-55. doi: 10.1016/j.spinee.2016.01.214. Epub 2016 Feb.

 

A SCUOLA DI RAZZISMO

Oggi pomeriggio la mia città ha celebrato il primo matrimonio omosessuale. Gioisco.

A Cuneo sembra che il tempo per tante cose sia un po’ ingessato, ma alla fine, qualcosa muove.

Orgogliosa di questo importante traguardo cittadino appreso dal web, mi accingo a sfogliare il giornale.

Dalla prima pagina de La Stampa, balzo in nona. E dal progresso finisco in epoca preistorica.

“Bagni separati per bambini migranti”.

Leggo l’articolo con nausea in crescita.

La notizia arriva dalla Sardegna che tanto amo, terra generosa e ospitale, con un popolo di grande cuore. Che succede?

Nulla di nuovo.

Razzismo.

Fatico a credere che si possa arrivare a certi livelli, colpendo addirittura i bambini. Qual è stato il problema ? Due bimbi, uno egiziano e uno etiope, di nove e undici anni, arrivano in Italia salvati da una nave militare.

Soli.

Presi sotto l’ala degli assistenti sociali che gli trovano casa in una comunità, a settembre vengono inseriti a scuola. Quinta elementare.

Sembra quasi commovente. Invece no. Scatta la rabbia.

Assemblee infuocatissime da parte dei genitori cagliaritani, richiesta di certificati medici che indichino la buona salute dei nuovi arrivati, dubbi sull’età effettiva dei due bimbi, tanto da far richiedere che vengano mandati in bagni separati. Pare che due famiglie, in un gesto di estrema ribellione, abbiano addirittura deciso di cambiare scuola ai propri figli.

Al di là della risposta imbarazzata di Suor Redenta, maestra nella scuola in questione, che borbotta un ” i bambini forse [nei bagni] si sono separati volontariamente”, è evidente che il problema sia mio.

Ho sempre pensato infatti che i bambini siano tutti uguali.

Invece no.

A Cagliari, in questo quartierino bene, i bambini sono diversi.

Hanno innanzitutto il pedigree e vantano sicuramente origini tanto nordiche da sentirsi autorizzati dalla propria genealogia a essere diffidenti verso il diversamente bambino.

Godono di ottima salute e non si ammalano mai. Grazie alle influenze marine con correnti ammazza microbi che entrano direttamente nelle loro camerette, hanno sviluppato un sistema immunitario pari a una corazza. L’unico tallone d’Achille è rappresentato dalle malattie extra- quartiere, che effettivamente li mettono a grave rischio.

Sono bambini serissimi, che mai e poi mai incrocerebbero le pipì nel wc e non farebbero nemmeno gare di misure sghignazzando nei bagni. Vanno ad espletare i propri bisogni per fasce di età, sesso e reddito.

I bambini del quartierino cagliaritano sono così speciali da avere anche genitori speciali, che li inseriscono in scuole ( speciali ) gestite da religiose, con la precisa raccomandazione di imparare bene tutto a memoria, la fratellanza in primis, ma di resettare ogni nozione alla prima avvisaglia di pericolo.

Sono super genitori, perché riescono a farli crescere con un’elasticità mentale incredibile. Per esempio : i nuovi compagni con la pelle scura sono da ostracizzare, ma se mai si iscrivesse lì la figlia di Obama, il suo colorito sarebbe bellissimo. È così che questi bimbi diventano poi adulti che indossano la maglia D&G, disegnata da due stilisti molto bravi e creativi, ben diversi dai vicini di casa maschi della porta a fianco che invece sono due sporcaccioni.

Ecco tutto spiegato.

Ora capisco la mamma intervistata che dice ” non ci sentiamo sicuri”.

Il pericolo è grosso, e potrebbe sfociare in una contaminazione culturale. Perché si sa, gli stranieri imparano in fretta. I due bimbi ora non parlano italiano, ma appena succederà , chissà cosa potrebbero raccontare.

Sia mai che parlino della loro storia e della loro terra, e che insinuino nella testolina dei piccoli sardi la voglia di sapere, di scoprire, di conoscere, di domandare, o addirittura di viaggiare.

Il problema è davvero mio, che non mi metto in testa che i bambini non sono tutti uguali. Ci sono quelli fortunati, con genitori che gli insegnano cosa sia la condivisione, l’amore per la vita e la scoperta, la sete di conoscenza, lo stupore e la meraviglia per il nuovo. E poi ci sono quelli sfigati, con genitori che gli infilano il razzismo già nel biberon, e avranno una vita difficile e tortuosa. Perché il mondo fortunatamente è sempre più fuori dal quartierino e va a una velocità tripla rispetto ai microbi. Avranno forse salvezza studiando, leggendo e facendo magari anche la valigia.

Gli auguro, nella terra della loro rinascita, di non incontrare genitori simili ai propri. Se no, sarà davvero durissima.